a morte avveniva per soffocamento in quanto il condannato veniva gettato nella "lupa" una caverna profonda diverse decine di metri e senza via di uscita; cosicché il condannato se non moriva per la caduta era destinato a morire di fame. Il Barone inoltre godeva del diritto di " Ius primae noctis". la ragazza convolata a nozze, su richiesta del Barone, dimorava al castello a disposizione del padre-padrone Ma studi recenti hanno ridimensionato la cosa: si dice che il Barone non abbia mai esercitato tale diritto perché la ragazza diveniva parte integrante della famiglia baronale ed era considerata come una figlia naturale con tutti i privilegi e i diritti alla successione. Fervente e attiva era la vita nel castello; la baronessa soprassedeva alla filatura e tessitura del lino e del baco da seta che si sviluppava abbondantemente nei sotterranei del castello per l'abbondanza di "pampini di gelso" crescenti lungo il corso del Torbido.